mercoledì 19 febbraio 2020

SCRITTURA CREATIVA CLINICA





Curarsi con la scrittura
 
La SCRITTURA CREATIVA CLINICA nasce dall'incontro personale e professionale tra Giusy Rosamondo e Damiano Laterza. Lei Psicologa Psicoterapeuta e lui Scrittore Giornalista. Da quasi 25 anni insieme e tanta esperienza professionale e di vita all'attivo.

I due contesti professionali si sono intrecciati creando qualcosa di sperimentale e innovativo, in cui le competenze di ognuno hanno dato libero sfogo alla riflessione e reinterpretazione di pratiche già consolidate. All'inizio un gioco affascinante e stimolante, poi un’esperienza clinica che diventa prodotto estetico.

Ma vediamo cos'è la SCRITTURA CREATIVA CLINICA.
In estrema sintesi potremmo descriverla come: SCRIVI LA STORIA DELLA TUA VITA E PUBBLICALA.
Fin qui, niente di così nuovo. Ma la novità consiste nel processo oltreché nel risultato.
Si utilizzerà la competenza di una psicoterapeuta che scaverà nei meandri della psiche per trovare nessi nuovi ad una storia che è sempre la stessa. Una ridefinizione ulteriore, in cui ci si riappacifica con i mostri del passato. Il tutto verrà inserito in un vero e proprio laboratorio di scrittura per dare alla propria storia una cornice stilistica e creativa che ne permetteranno la pubblicazione.
Quindi una psicoterapia che produce un risultato visibile e condivisibile e che dona prestigio alla propria vita, qualsiasi essa sia. Perché ogni storia porta dietro emozioni ed esperienze universali che trovano nella fruizione dell’altro un suo senso peculiare e relazionale.

Ma entriamo nello specifico per capire ancora meglio cos’è questa SCRITTURA CREATIVA CLINICA.
E’ un procedimento terapeutico che mira a ristrutturare l’identità del singolo (o del sistema di riferimento) attraverso la ricostruzione creativa della propria storia. Questo avviene secondo un percorso a fasi che prevede l’utilizzo degli strumenti di scrittura professionale e di una psicoterapia orientata in senso relazionale.

Il culmine di tale processo che definiremmo digitale (in quanto narrativo) è una rappresentazione analogica (simbolica) che crea un giusto continuum tra forme di espressione, verbale e non verbale. Quindi, siamo su due livelli di comunicazione – esplicito e implicito – che interagiscono per arrivare a una più piena consapevolezza di sé.
In poche parole il cliente, al termine dell’esperienza, potrà realizzare un prodotto estetico da condividere, la pubblicazione del libro, affinché il processo sveli un significato che non è solamente intrapsichico, ma anche e soprattutto relazionale.
Ovviamente, a seconda delle inclinazioni dei pazienti, si sceglierà di personalizzare un idoneo programma di intervento, cucendo su misura un intervento che miri a tirar fuori le risorse residue da reinvestire nella narrazione.
Una nuova narrazione del proprio vissuto ha lo scopo di dare senso laddove gli eventi si sono confusi nel ricordo e lasciano emozioni ambigue e dolorose. Fare chiarezza, ristrutturare vissuti, lavorare sullo strumento scrittura, serve a dare nuova definizione agli eventi. Una nuova vita, come nuovo è il romanzo che ne uscirà.
Attraverso laboratori esperienziali basati sempre sulla scrittura, il cliente si riapproprierà delle sue scelte di vita laddove si è sentito sovrastare dagli eventi, riuscirà a capire il valore della scelta che ha compiuto. Riuscirà a riconoscere legami intenzionali tra le esperienze vissute affinché la storia acquisti coerenza e continuità.

Il prodotto finale del percorso diventa simbolo e stimolo per una responsabilizzazione del vissuto del cliente e assume anche una funzione attivante rispetto a strategie nuove (alternative e afferenti al mondo delle arti) da poter riutilizzare nel proprio quotidiano.
Riaprire un copione già scritto per descrivere scenari possibili, in cui la parola FINE è diretta scelta del suo attore/autore e come tale ne può riscrivere il finale.



Per chi volesse approfondire l’argomento, vi consiglio di proseguire la lettura…


APPROFONDIMENTI TEORICI E BIBLIOGRAFICI
I recenti approcci biografici e narrativi mostrano come proprio la narrazione sia un elemento centrale nella vita dell'uomo. La narrazione individuale di storie genera l'organizzazione mentale di una biografia personale che, adeguatamente intrecciata con le storie di altre vite, contribuisce a donare un senso alle proprie esperienze ed alla propria esistenza. 
E’ letteratura condivisa che molti psicoterapeuti individuano nell’attività del narrarsi il fulcro del processo terapeutico. Per questi, l’uomo costruisce e ricostruisce i propri mondi narrandoli. Si può dire che essi abbiano scoperto l’importanza fondamentale che il narrare riveste nella continua ridefinizione di un’identità. La terapia viene così vista come un racconto, come un romanzo, come un’opera d’arte.
"L’intera attività terapeutica è in fondo questa sorta di esercizio immaginativo che recupera la tradizione orale del narrare storie: la terapia ridà storia alla vita". (J.Hillmann).
Polster e Hillman vedono la psicoterapia come un processo estetico - artistico. Il terapeuta deve usare gli stessi criteri selettivi e costruttivi che usa uno scrittore nel produrre una storia, allo scopo di aiutare il cliente a "ri-scrivere" la sua biografia. È in questo modo che all’interno del setting si produce una storia di cui terapeuta e cliente costituiscono i co-narratori. Tale prassi d’intervento è sostenuta dalla "scoperta" teorica di un modo specifico di funzionare della mente: il pensiero narrativo.
Una volta assunto che la narrazione può costituire un veicolo di cambiamento, è lecito notare come ci siano narrazioni (modi di rappresentarsi) più efficaci di altre; spesso non è sufficiente un semplice narrarsi per promuovere un cambiamento.
E’ per questo che l’approccio della scrittura creativa clinica vuole giungere ad un nuovo modo di integrare narrazione nella scrittura e psicoterapia. Ciò che si vuole intendere non è una narrazione fine a se stessa, ma la sua trasposizione. Una scrittura che diventi il “prodotto catartico” di una nuova elaborazione co-costruita che finisce per ridare senso a eventi sconnessi.
La scrittura ha il compito di responsabilizzare il cliente nel suo percorso. Nella rilettura si può sottolineare un momento emotivo che è stato presente, ma che è passato. Compito che in terapia è dello psicoterapeuta, quello di sottolineare snodi essenziali su ci lavorare. Invece, in un processo di questo tipo, il cliente viene attivato e responsabilizzato su una componente che potrebbe essere delegata al terapeuta.
Tale operazione non nasce comunque esclusivamente dall’esigenza di raccontarsi all’esterno, bensì dalla necessità di dare un senso a ciò che ci accade, di collegare i diversi eventi che costellano la propria esistenza lungo una dimensione sia temporale che spaziale. Nasce dal desiderio di raccontare a se stessi.
Oltre ad essere un essenziale strumento relazionale quindi, la narrazione rappresenta anche, e soprattutto, la via attraverso cui dare forma alla propria identità.
L’elaborazione dei fatti in storie o "racconti personali" è necessaria perché le persone diano un senso alla loro vita, perché acquistino un sentimento di coerenza e continuità. Creando dei legami intenzionali tra le esperienze vissute. Non si può prescindere dal concetto di intenzionalità in quanto, nel costruire storie, le persone determinano, oltre al significato che attribuiscono all’esperienza, anche quali aspetti dell’esperienza vissuta vengono selezionati per l’attribuzione del significato.
Narrare quindi, nella scrittura, una nuova storia, che dia significato a tutto quello che il cliente non è riuscito a capire nel susseguirsi di eventi della sua vita. Il terapeuta come co – narratore e allo stesso tempo fruitore. Entrambi come attori di una stessa rappresentazione. L’identificazione del terapeuta con la figura di un "cercatore di storie" sembra essere particolarmente calzante.
L’attività narrante quindi si completa e acquista senso solo se c’è un ascoltatore della narrazione. All’intenzionalità di chi racconta è sempre indispensabile che si leghi l’intenzionalità di chi sta ascoltando quel racconto.
All’interno della relazione psicoterapeutica si viene a creare tra cliente e terapeuta una polarità narratore-ascoltatore della narrazione. Tale polarità necessita dell’intenzionalità di entrambi per dar vita ad una costruzione narrativa che li coinvolga in quanto attori della relazione.
Per tutto il percorso della terapia cliente e terapeuta lavorano su realtà narrative che il cliente stesso crea rendendole racconti. Al terapeuta non interessa se quelle realtà siano "veramente" accadute oppure no; ciò che a lui interessa è la ricostruzione che il cliente fa di ciò che è avvenuto.
Compito del terapeuta è quello di entrare nel mondo ipotetico del "come se" del cliente, nelle sue diverse ricostruzioni ed ascoltare il nascere di connessioni con la sua storia.
"Ricostruire una storia diviene dunque un costruire insieme un tratto di vita, rimodellare parti di sé, delle rappresentazioni della propria identità e del proprio contesto sociale" (Venturini). Significa dare origine ad un racconto nuovo che, in quanto condiviso, crea un confronto all’interno del quale il terapeuta si muove verso un obiettivo: facilitare la persona nell’assunzione di responsabilità, aiutarla a rischiare possibilità diverse, ad aprire un copione di vita che si ripeteva sempre nello stesso modo. La aiuta a riaprire il finale, in un certo senso, in quanto gli offre la possibilità di togliere la parola fine. E’ proprio in questo senso che si può parlare di narrazione creativa.

LA SCRITTURA CREATIVA CLINICA
La scrittura creativa clinica si pone come obiettivo quindi di ricostruire le storie personali attraverso un processo estetico – artistico, basandosi su regole che hanno a che fare con la scrittura professionistica e la psicoterapia propriamente detta. La scrittura come veicolo di cambiamento. Come valore aggiunto della terapia. La scelta di proporre una metodologia nuova nasce dall’esigenza di raccontarsi: un processo interno cha apparentemente nasce da un’esigenza esterna, quale desiderio narcisistico che finisce col celare un bisogno profondo di conoscersi meglio.
Le tre parole chiave in questo processo diventano: coerenza, continuità e intenzionalità. Ciò che interessa agli operatori del processo è la realtà narrativa, affinchè si discosti da una semplice anamnesi. La via attraverso cui dare forma alla propria identità. Potremmo chiamarla una continuità innovativa, che ridà un senso alla propria cultura e ai propri valori ma ristrutturandoli secondo una propria visione personale, rielaborata nel setting terapeutico.
Si dà vita ad un intreccio tra realtà narrativa e realtà storica, per mezzo del “come se”. Più il racconto è coerente più elevata sarà la possibilità di confondere realtà narrativa e realtà storica con la realtà vissuta. Si entra nel mondo ipotetico del “come se” del cliente (il mondo emotivo) nelle sue diverse ricostruzioni ascoltandone il nascere di connessioni con la sua storia.
Tramite questa metodica si pensa anche allo svincolo psicoterapeutico. Infatti spesso il cliente in psicoterapia si sente vittima di un sistema che lo ha schiacciato. La scrittura serve a responsabilizzare, aiuta a rischiare (rischio e alternativa per rompere gli schemi rigidi) creando alternative possibili. Con la scrittura, attraverso qualcosa di simbolico, il cliente si può sperimentare in un rischio senza la paura di viverlo veramente. E’ qui che la creatività assume la sua funzione terapeutica. Per uscire fuori dagli schemi rigidi che rinchiudono, per meglio affrontare la quotidianità. Riaprire un copione di vita che si ripeteva sempre uguale. Nel togliere la parola fine si può cambiare il finale.
Compito della scrittura creativa clinica è proporre una consapevolezza di sé che porti un bagaglio di strumenti da utilizzare nei momenti di difficoltà che nella vita si possono affrontare (lo svincolo dalla terapia).
Vista in quest’ottica anche la patologia viene considerata come una particolare struttura narrativa e la terapia come un intervento su di essa.


STRUMENTI
  • Scrittura creativa. L’espressione “scrittura creativa”, da alcuni anni si è diffusa in Italia nel campo degli studi e delle pratiche letterarie e della comunicazione (De Mauro et al., 1996), e solo da poco tempo nel campo delle arti terapie grazie ai recenti avanzamenti della psicologia narrativa, della biblio-terapia e delle ricerche applicative di psicosemiotica. Il laboratorio di scrittura in quanto setting specifico di lavoro pratico e teorico, è l’elemento che prima di tutto caratterizza le applicazioni della scrittura creativa. La pratica della scrittura creativa si pone come momento privilegiato di apprendimento e conoscenza del sapere letterario e del proprio mondo esperienziale. Nel laboratorio la procedura trova una sua immediata applicazione attraverso esercitazioni guidate di scrittura, lettura e ri-scrittura di testi: le tecniche creative, il confronto, la ricerca dello stile, i diversi generi, predispongono un percorso formativo specifico (Gaudiano, 1994; Carver, 1997). Nel laboratorio di scrittura creativa l’attenzione dell’operatore è paradossalmente concentrata sugli aspetti qualitativi della scrittura come testo letterario, anche se il fine può essere terapeutico. Per questo è importante che in sede clinica, il consulente di scrittura creativa si affianchi al terapeuta, possedendo una specifica competenza letteraria, conoscendo e praticando abitualmente la testualità e la scrittura ed essendo in grado di valutare i contenuti e i processi che si affacciano nel testo (Cavarero, 1997). Il contenuto psicologico, la forma testuale, lo stile, non sono indipendenti. 
  • Psicoterapia integrata di matrice relazionale. La psicoterapia Sistemico-Relazionale vede il disagio psichico come il risultato di uno squilibrio che si crea nei sistemi in cui l’individuo vive le proprie relazioni significative (tipicamente la coppia, il nucleo familiare, la famiglia allargata).Tale squilibrio genera tensioni emotive che possono condurre al sintomo, visto in questa ottica come l’espressione di una disfunzione delle relazioni, metafora del conflitto psichico che si cela nell’individuo. Pertanto l’individuo attraverso il sintomo si fa portavoce di una istanza che coinvolge in realtà i vari componenti della famigliaGli strumenti utilizzati sono l’analisi della posizione della famiglia e dell’individuo rispetto al proprio ciclo vitale, ovvero l’individuazione dei cambiamenti nodali che i membri hanno affrontato o stanno affrontando lungo la storia familiare, l’analisi delle modalità comunicative fra i vari membri, l’acquisizione e la definizione dei vari ruoli e la delimitazione dei confini tra le generazioni, l’analisi del significato che il sintomo porta nel sistema famiglia.



Bibliografia
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· Alejandro Jodorowsky, Psicomagia: una terapia panica, Feltrinelli, 1997
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